domenica 13 settembre 2009

CALABRIA, A CETRARO TROVATA NAVE IN FONDO AL MARE.


Forse è carica di rifiuti tossici.
Da uno squarcio a prua si vedono dei fusti.

CETRARO (Cosenza) - La cercavano da giorni ed alla fine l’hanno trovata. È stato sufficiente calare a mare un robot per le riprese subacquee e quello che era un sospetto è diventata una certezza: nel Tirreno, a 14 miglia dalla costa di Cetraro, nel cosentino, ad una profondità di 500 metri, c’è il relitto di una nave che non figura su alcuna carta nautica.
Di che nave si tratta dunque? La certezza ancora non c’è, ma per il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, è forte il sospetto che possa essere una «nave a perdere», di quelle che da più parti si dice siano state affondate dalla ‘ndrangheta nei mari calabresi per smaltire rifiuti tossici e radioattivi.
L’ultimo in ordine di tempo a parlare di queste navi è stato un collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, che già alcuni anni fa aveva raccontato ai magistrati di avere partecipato all’affondamento di un mercantile, il Cunsky, in cui erano stivati 120 fusti contenenti scorie radioattive.

Giordano ha deciso di vederci chiaro ed ha avviato le ricerche che si sono rilevate lunghe e laboriose. Decisivo, in tal senso, l’utilizzo di speciali sonar che dopo mesi di ricerche hanno individuato una «ombra» compatibile con il relitto di una nave. Ma per avere la certezza era necessario scendere sul fondo e fotografare «l’oggetto». Ed è quello che hanno fatto ieri i tecnici dell’Arpacal, l’agenzia ambientale della Regione, chiamati sul posto dall’assessore regionale Silvio Greco. Dopo giorni di maltempo, i tecnici hanno calato a mare il robot per le riprese subacquee che ha rispedito in superficie le immagini di un mercantile lungo almeno 120 metri con un profondo squarcio sulla prua dal quale si intravedono anche dei fusti. Due contenitori sono visibili anche all’esterno della nave. Dai primi accertamenti risulta che la stiva è piena, ma non si sa di quale materiale.

Non è stato possibile, invece, risalire al nome. O è stato cancellato prima dell’affondamento, oppure è coperto dai sedimenti depositati nel corso degli anni. Impossibile, quindi, al momento, dire con certezza se quel relitto appartenga al Cunsky, il mercantile che il collaboratore ha detto di avere fatto affondare nel 1992. Di certo c’è che il collaboratore aveva parlato di un’esplosione a prua che coincide con lo squarcio notato dalle immagini del relitto.

«Finora - e stato il commento del procuratore Giordano - si sono solo fatte supposizioni, ipotesi, ma ora abbiamo la conferma della presenza del mercantile. È un forte aggancio da cui partire».

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